Quanta? Quale?

An activist takes part in a rally held the day before the start of the Paris Climate Change Conference (COP21), in San Jose, Costa Rica, November 29, 2015. REUTERS/Juan Carlos Ulate
Ogni tanto penso a quanto siamo dipendenti dall’energia e subito dopo ragiono su quanti sosterrebbero una rivoluzione che,‭ ‬in nome degli ideali contrari allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sull’ambiente,‭ ‬mettesse,‭ ‬com’è inevitabile,‭ ‬in discussione l’attuale sistema energetico.‭ ‬Quanti sarebbero disposti a passare da una società energivora,‭ ‬come quella dei paesi economicamente‭ “‬sviluppati‭”‬,‭ ‬ad una società parsimoniosa dove,‭ ‬per forza o per scelta,‭ ‬si dovesse mettere in discussione l’approvvigionamento energetico così come lo conosciamo.‭ ‬Per chi non fosse sostenuto da radicate convinzioni etiche la paura di dover rinunciare:‭ ‬alla mobilità garantita dagli attuali veicoli a motore,‭ ‬al riscaldamento delle abitazioni,‭ ‬alla lavatrice piuttosto che al frigorifero,‭ ‬o semplicemente all’ascensore‭ (‬specie per chi abita al sesto piano‭)‬,‭ ‬potrebbe farsi largo e a quel punto basterebbe inquadrare di sfuggita la chitarra elettrica appoggiata al muro e sentire il ronzio del cellulare che avvisa dell’ultimo sms ricevuto per far diminuire la determinazione al cambiamento.‭ ‬Già,‭ ‬non è facile neppure mettere in discussione la‭ “‬propria fetta‭” ‬di energia.‭ ‬Se non siete disposti a perdonare queste banalità che riguardano la sfera degli interessi prioritariamente individuali,‭ ‬che dire dell’energia necessaria alle attività produttive‭? ‬Un riferimento per tutti:‭ ‬trattori e mietitrebbie funzionano a gasolio e non bisogna dimenticare che il petrolio occupa un ruolo preminente non solo come combustibile ma anche come materia prima nel settore della chimica organica.‭ ‬Voglio essere così provocatoria da ricordarvi che questo articolo lo sto scrivendo al computer e quando sarà concluso arriverà alla redazione via e-mail.‭ ‬Non so quanti di coloro che si occupavano di Umanità Nova negli anni‭ ’‬70-‭’‬80‭ ‬sentano la nostalgia delle ore passate a battere sui tasti di una‭ “‬olivetti‭” ‬gli articoli arrivati in redazione rigorosamente scritti a mano o dettati via telefono,‭ ‬per poi spedirli via fax‭ (‬esso stesso comunque alimentato dalla corrente elettrica‭) ‬alla tipografia‭…‬..
Per quanto posso rilevare,‭ ‬dalla prospettiva di chi sta nella parte ricca e prevaricatrice del globo,‭ ‬gli stessi diseredati,‭ ‬gli ultimi delle classi sociali subalterne guardano al modello di società energivora come ad un traguardo da raggiungere‭; ‬risulta perciò chiaro che in una prospettiva di trasformazione radicale dell’organizzazione della società,‭ ‬che non è più quella degli inizi‭ ‘‬900,‭ ‬non si possa fare a meno di considerare il problema energetico e non solo nei termini delle fonti da utilizzare,‭ ‬delle risorse da gestire,‭ ‬ma anche nei suoi aspetti sociali e culturali.‭
Mi piacerebbe che si aprisse un confronto,‭ ‬su questi temi,‭ ‬sulle pagine del giornale.‭
Certamente,‭ ‬su tali questioni,‭ ‬non si può pensare di rimandare le soluzioni all’indomani degli eventi che segnano l’inizio di un cambiamento radicale.‭ ‬La struttura della società è complessa ma dal punto di vista energetico risulta anche molto fragile,‭ ‬come è apparso evidente in occasione dei black out.‭ ‬Comunque,‭ ‬qualora maturassero le condizioni per un mutamento profondo e duraturo sarebbe imperdonabile non avere proposte concrete lasciando a qualcuno la sensazione di essere orfano del capitalismo e della gerarchia.
Il problema energetico si deve affrontare in tutte le sue declinazioni ricercando soluzioni che riguardino le fonti da utilizzare,‭ ‬la loro trasformazione,‭ ‬lo stoccaggio delle riserve,‭ ‬la distribuzione e,‭ ‬non ultima,‭ ‬la riduzione dei consumi.‭ ‬Altrettanto chiaro deve essere che lo spreco di energia si deve evitare sia attraverso il progresso scientifico e tecnologico,‭ ‬sia tramite la diffusione di modelli culturali fondati sul rispetto dell’uomo e dell’ambiente inteso,‭ ‬nel suo complesso,‭ ‬come patrimonio da tutelare a favore delle future generazioni.‭ ‬Lontani da qualsiasi ipotesi di‭ “‬primitivismo o di ecologia profonda‭”‬,‭ ‬crediamo si possa parlare di sviluppo sostenibile riferendoci ad un modello che coniughi il miglioramento sociale,‭ ‬quello economico e quello ambientale nella costante ricerca di un equilibrio tra i lati di questo immaginario triangolo che non può essere che equilatero.
Immaginando una società realmente alternativa a quella in cui viviamo dovremmo far riferimento a fonti energetiche accessibili al maggior numero di individui sia dal punto di vista dell’approvvigionamento che della gestione.‭ ‬Per intenderci la progettazione,‭ ‬costruzione,‭ ‬manutenzione e smaltimento di pannelli solari fotovoltaici o termici è cosa diversa dalla realizzazione e gestione di una centrale nucleare.‭ ‬Con esempi analoghi possiamo comprendere la diversità tra la scelta di centralizzare la produzione di energia,‭ ‬rispetto ad una localizzazione decentrata associata alla differenziazione delle fonti che,‭ ‬se collegate ad una rete distributiva simile a quella Internet‭ (‬la smart grid‭)‬,‭ ‬limiterebbero le possibilità di controllo e ricatto.‭ ‬Due aspetti che sono,‭ ‬invece,‭ ‬tipici delle grandi centrali termoelettriche piuttosto che degli oleodotti che attraversano i confini di vari paesi.‭ ‬Sarebbe proprio la molteplicità dei soggetti che immettono e prelevano energia da più punti a ridurre la dipendenza da fonti lontane e da produttori monopolisti una‭ “‬rete intelligente‭” ‬che sarebbe in grado di attenuare le conseguenze di guasti ed interruzioni volontarie o accidentali.
E‭’ ‬chiaro che le grandi concentrazioni di popolazione addensata nelle megalopoli,‭ ‬tendenza prevalente nei più recenti fenomeni di urbanizzazione,‭ ‬rendono molto più instabile il sistema.‭ ‬In una società autogestita non sarebbero solo le problematiche energetiche a condannare tale soluzione che dovrebbe,‭ ‬comunque,‭ ‬essere abbandonata a favore di un più equilibrato rapporto tra‭ “‬città e campagna‭”‬.
Qualcuno potrebbe annoverare quanto ipotizzato fin qui nella categoria delle‭ “‬solite utopie‭”? ‬Dissento.‭ ‬Dal punto di vista scientifico e tecnologico l’evoluzione degli ultimi anni è stata abbastanza rapida e potrebbe esserlo ancora di più se le risorse e la ricerca fossero finalizzate esclusivamente al bene comune e non sottoposte alle logiche degli investimenti del capitale.
Per essere più precisi,‭ ‬le nuove frontiere del fotovoltaico nel giro di qualche anno saranno quelle del‭ ‬fotovoltaico organico‭ (‬OPV,‭ ‬Organic Photovoltaic‭)‬.‭ ‬In sostanza,‭ ‬si tratta di celle solari di ultima generazione,‭ ‬ispirate al processo di fotosintesi clorofilliana,‭ ‬con una‭ ‬caratteristica struttura a strati:‭ ‬un substrato,‭ ‬costituito da vetro o plastica flessibile,‭ ‬una o più pellicole‭ (‬contenenti i materiali fotoattivi,‭ ‬semiconduttori‭) ‬e gli elettrodi conduttivi che separano i semiconduttori.‭ ‬In pratica,‭ ‬la luce solare è assorbita dalle pellicole fotoattive,‭ ‬che generano,‭ ‬così,‭ ‬corrente elettrica.
Si possono descrivere tre differenti‭ ‬tipi:
-‭ ‬Le cosiddette‭ ‬celle Dye Sensitized Solar Cells‭ (‬DSC‭) ‬o‭ ‬celle di‭ ‬Grätzel,‭ ‬in cui due vetrini conduttori‭ (‬separati da biossido di titanio,‭ ‬materiale attivo e soluzione elettrolitica‭) ‬fanno da elettrodi.‭ ‬In questo caso,‭ ‬il pigmento è sintetizzato attraverso i processi della chimica organica e il titanio è un ingrediente comune ed eco-compatibile‭ (‬per esempio è presente in dentifrici,‭ ‬vernici idrosolubili per interni e creme solari‭)‬.‭
-‭ ‬Celle organiche,‭ ‬dove la parte fotoattiva è totalmente organica‭ (‬basata su composti del carbonio‭) ‬o polimerica.‭ ‬In questo caso,‭ ‬le macromolecole organiche sono sì più leggere e meno fragili,‭ ‬ma,‭ ‬allo stesso tempo,‭ ‬hanno vita limitata per via della degradazione dei polimeri una volta esposti al sole.‭ ‬La loro efficienza all’inizio intorno al‭ ‬4-5‭ ‬%,‭ ‬è in progressivo incremento.‭
-‭ ‬Celle ibride organico/inorganico e biologico.‭ ‬Lo strato fotoattivo è,‭ ‬in questo caso,‭ ‬costituito da materiale organico mescolato con materiali inorganici,‭ ‬buoni conduttori di elettroni.‭
Con questi nuovi tipi di pannelli fotovoltaici si ha un‭ ‬considerevole abbattimento dei costi,‭ ‬grazie a tecniche costruttive particolarmente economiche se confrontate con quelle dei moduli a base di silicio del fotovoltaico tradizionale.‭ ‬Rispetto a questo,‭ ‬inoltre,‭ ‬l’OPV presenta il vantaggio di poter essere utilizzato su‭ ‬aree più vaste e con‭ ‬moduli solari più flessibili,‭ ‬attraverso soluzioni liquide o veri e propri inchiostri,‭ ‬paste e pellicole che permetteranno svariate applicazioni‭; ‬nulla a che vedere con il dispendio energetico,‭ ‬economico e ambientale derivante dalla liquefazione,‭ ‬dalla cristallizzazione e dal drogaggio del silicio.‭ ‬Il‭ ‬risparmio di materiale rispetto ai metodi tradizionali è di oltre il‭ ‬90‭ ‬%,‭ ‬con un’evidente‭ ‬riduzione dell’impatto ambientale.
Per quanto,‭ ‬però,‭ ‬il fotovoltaico organico sia sostanzialmente eco-compatibile,‭ ‬sono necessarie ulteriori ricerche e sperimentazioni che diano stabilità e migliorino le prestazioni delle celle solari organiche tanto in termini di efficienza quanto di durata,‭ ‬ma credo sarà solo questione di tempo.‭
Le celle organiche,‭ ‬a differenza di quelle contenenti silicio,‭ ‬possono produrre energia anche dalla semplice esposizione alla luce diffusa,‭ ‬infatti,‭ ‬dal‭ ‬10%‭ ‬di efficienza raggiunta al di sotto dei raggi in ambiente desertico la stessa è balzata al‭ ‬13%‭ ‬in presenza di un cielo nuvoloso‭ ‬(informazioni da www.fotovoltaicosulweb.it‭)‬.‭ ‬La scoperta potrebbe rivoluzionare il ruolo del fotovoltaico in tutto il Nord Europa o,‭ ‬comunque,‭ ‬in tutte le aree in cui l’esposizione diretta ai raggi solari non è costante.‭ ‬Inoltre,‭ ‬questa caratteristica,‭ ‬unita alla trasparenza e alla flessibilità dei possibili materiali di supporto:‭ ‬apre innumerevoli prospettive per l’integrazione del fotovoltaico nell’architettura urbana e per la produzione energetica necessaria alle grandi infrastrutture.‭ ‬La leggerezza dei moduli,‭ ‬ad ogni modo,‭ ‬costituisce una caratteristica in grado di garantire l’applicazione su larga scala:‭ ‬i pannelli possono essere installati sui tetti in modo economico,‭ ‬dal momento che non saranno necessari rinforzi per la struttura di supporto,‭ ‬ma anche sulle superfici verticali,‭ ‬sulle carrozzerie dei veicoli,‭ ‬su giacche,‭ ‬borse o altri accessori funzionando,‭ ‬in quest’ultimo caso,‭ ‬come carica batterie di dispositivi elettronici come cellulari,‭ ‬computer portatili e similari.
Diversi sono i centri di ricerca che stanno sviluppando questa tecnologia in Europa è stato finanziato il progetto internazionale FP7‭ ‬ArtESun.‭ ‬Negli Stati Uniti alla UCLA hanno studiato una struttura nanotecnologica che sarà in grado di accumulare le cariche elettriche per giorni‭ (‬articolo pubblicato su Science:‭ ‬Photoinduction of long-lived polarons‭)‬.‭ ‬In Italia esiste dal‭ ‬2006‭ ‬un centro di ricerca CHOSE‭ (‬Polo solare organico della regione Lazio‭) ‬conosciuto a livello internazionale.‭ ‬ Il governo tedesco ha investito‭ ‬8,2‭ ‬milioni di euro sul progetto PopUp,‭ ‬che mira a una svolta proprio nel campo del fotovoltaico organico e che ha raccolto‭ ‬16‭ ‬milioni di euro di fondi,‭ ‬provenienti,‭ ‬oltre che dal governo federale,‭ ‬dalle società che compongono il consorzio di ricerca,‭ ‬coordinato dal colosso chimico e farmaceutico Merck.‭
Quindi,‭ ‬si potrebbe,‭ ‬a breve,‭ ‬disporre di una soluzione adeguata ai presupposti indicati in precedenza ma,‭ ‬non possiamo certo attendere che sia il capitalismo a guidare il percorso verso un mondo nuovo visto come è stato in grado di autorigenerarsi ciclicamente.‭ ‬La conclusione solleva,‭ ‬invece,‭ ‬un altro tema che andrebbe seriamente affrontato:‭ ‬quello della ricerca scientifica.
Il fatto che,‭ ‬in questo caso,‭ ‬gli interessi di chi la finanzia possano essere gli stessi di chi vuole costruire una società autogestita da liberi ed eguali non ci può sollevare dalla necessità di considerare,‭ ‬tra le lotte da sostenere,‭ ‬anche quelle per indirizzare la ricerca in un senso piuttosto che in un altro.

MarTa‭

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